Pubblicato da: valentina_ersilia | 23 dicembre 2010

23-12-2010: 161 sì, 91 no e 6 astenuti il Ddl Gelmini è legge.

Pubblicato da: valentina_ersilia | 22 dicembre 2010

”Viva l’università libera e pubblica”

Pubblicato da: valentina_ersilia | 18 dicembre 2010

Lettera a una prof: “In questo giorno buio penso a lei”

Lettera a una prof:
“In questo giorno buio penso a lei”

Paola ha 26 anni e dopo la laurea ha trovato lavoro all’estero. Davanti alle immagini della rissa in parlamento e degli scontri nelle piazze di Roma, ha scritto a una sua insegnante del liceo:  “I partiti non ci vogliono. La violenza non mi interessa”.
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Roma, 14 dicembre 2010. La rissa alla Camera, le violenze in piazza

“Andare via non è la risposta. Ma non ne ho altre. Vorrei che ci fosse un altro modo”.  Paola ha 26 anni, si è laureata il 12 dicembre 2008  e poi è partita. Ha viaggiato e ha trovato amore, casa e lavoro (“rispettabile e molto ben pagato, ottenuto alla presentazione di me stessa e di un curriculum, il mio personale sudario”) altrove: in Svizzera.

Da lì Paola ha assistito, martedi 14 dicembre, alla rissa in parlamento e alla violenza degli studenti nelle strade di Roma. “Un giorno buio”, per il suo paese, per l’Italia. Così, ha scritto una lettera, privata, alla sua professoressa di filosofia del liceo, a Vicenza. Una lettera che racconta il suo orgoglio e la sua disperazione: “La piazza non serve. Il voto è una legittimazione di decisioni prese altrove. I partiti non ci vogliono o ci vogliono per usarci. La violenza non mi interessa. Ai ventenni che mi chiedono, come mi chiedo io, cosa fare per cambiare le cose?, rispondo con una non risposta: andatevene! La risposta che loro chiedono a me non la conosco”.

Una lettera pubblicata sul web del Centro di ricerca in fenomenologia e scienze della persona dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e ripresa su Facebook, che subito ha acceso discussioni. Chi le dice: troppo facile scappare. E chi invece scrive e pensa che “sia una grande lettera. Piena di verità”.

DISCUTINE NEL FORUM

Lettera a una professoressa. “Buongiorno Prof! Come sta? In questo giorno buio penso a lei…”

Buongiorno Prof!

Come sta? In questo giorno buio penso a lei, e ai tanti come lei che si stanno leccando le ferite,  sempre più delusi.

Penso alle nostre discussioni, ai nostri “noi” a sedici anni, quando il voto non c’era, ma c’erano le discussioni, le litigate, e la piazza ad accogliere i nostri sfoghi.

Sono partita due anni fa. Il dodici dicembre duemilaotto mi sono presa quel centodieci e lode come fosse l’ultimo regalo che il mio paese poteva farmi e il ventidue dicembre prendevo un aereo che mi avrebbe portata altrove. Non sono più tornata. Ho viaggiato, ho visto pezzi di mondo, Australia, India, Medio Oriente. Ho scelto il mio piccolo giardino felice, qui, in Svizzera. Dove vivere una vita onesta sembra così magnificamente normale, banale addirittura. Finalmente.

Vivo qui, dove passeggiare con l’uomo che amo, che porta scritto sulla pelle un natale lontano, in un paese caldo e povero, non mi rende più suscettibile agli sguardi.

Vivo qui, dove ho un lavoro rispettabile e molto ben pagato, ottenuto alla presentazione di me stessa e di un curriculum, il mio personale sudario.

Vivo qui, dove i miei figli, mezzisangue, andranno a scuola con altri mezzisangue, testimoni e frutti di storie diverse dalle loro e dalle quali avranno tanto da imparare.

Vivo qui,  dove chi mi circonda non sa pronunciare il mio nome, ma mi rispetta.

Vivo qui. Ma ieri ho pianto. E ho pianto perché sì, vivo qui, ma sono italiana. E fiera di esserlo. Non mi nascondo come tanti connazionali, che per evitare sorrisetti, prese per i fondelli o battute scontate, si dicono Ticinesi. E come biasimarli? Sarebbe tanto più facile. Io non sono ticinese, sono Italiana. Punto.

Ma non permetto a colleghi o conoscenti di offendermi in quanto tale, io sono, come qualcuno ha detto degli italiani “una nana, seduta sulla groppa di un gigante”. Sono la figlia dei diritti conquistati col sangue, sono la figlia di Dante e di Leonardo. Sono la figlia di Cavour, dei partigiani, di Falcone e la sua scorta. Ieri piangevo per loro, per il sangue versato, per cosa poi? per questo niente? Ho assistito ai discorsi alle Camere, hanno violentato un luogo per me sacro, un luogo dove dovrebbero sedere i migliori. E invece… Invece siede in niente, il nulla. Non solo persone prive di qualsiasi pensiero strutturato, privi di valori per cui valga la pensa spendersi, ma anche, mi scusi, dei “morti di fame” (e lo dico con il più grande rispetto per chi di fame ci muore davvero). Persone così disperate da poter appoggiare chi estingue loro il mutuo? Dire, “vendersi per il mutuo”, sarebbe addirittura un complimento, considerato che per vendersi, per vendere un ideale, un’idea, bisognerebbe almeno averla. e crederci.

E mi arrabbio e ancora mi indigno. Ma non posso stupirmene: quella gente non l’ha votata nessuno, l’ha “nominata”,  nominata!, il partito. Come si nominano chessò, i senatori a vita (tra l’altro, perché nessuno si indigna al loro assenteismo in un giorno del genere, quando qualche testa sarebbe servita?). Un nominato da qualche unto dal signore, nominato in nome di chissà quale pacchetto di voti (o peggio forse?), perché poi non dovrebbe rispondere al padrone o, trovandone uno di più conveniente, tradirlo?

Di che mi stupisco? Non mi stupisco dei parlamentari, non nutrivo nessuna aspettativa. Mi stupisco dell’uomo. In quanto tale. Mi stupisco del come amici e conoscenti postino commenti aberranti su facebook in questi giorni, tipo “ah ah, vi sta bene!”, o peggio “alla faccia di chi voleva che cadesse. Lui non cade mai”. Mi stupisco di me, come loro, trasformata in tifosa della politica, che vorrebbe vederli marcire di precarietà. Mi arrabbio per aver trasformato quello zon politikon che ero, in ultrà. Mi arrabbio nel vedermi appesa alla speranza di un Vendola qualunque, cosciente che un uomo di quel calibro non è altro che un altro Berlusconi. Vorrei poter credere alle idee e non agli uomini. Vorrei poter immaginare un’Italia diversa. Vorrei poter immaginare di voler tornare, un giorno.

Ma le idee viaggiano sopra agli uomini. E allora troviamoli! Ne conosco una manciata, che hanno provato come me a fare politica, ad entrare in un partito, a dar voce alle loro idee. Ma i partiti non vogliono idee, vogliono voti, vogliono appalti, vogliono altro.

Mi rattrista sentire mio fratello che, pensando di consolarmi, dice “paola, ma non starci male. Ci state più male voi all’estero che tutti noi qui”, e quando dice “noi”, intende lui e i suoi amici, che fino a ieri manifestavano contro il ddl. Gelmini.

Bene.

Mio fratello partirà. Anche lui. Gli altri si allontaneranno dai partiti e dalla politica. Che ne sarà del paese del rinascimento? Quando rinascerà di nuovo?

La piazza non serve.

Il voto è una legittimazione di decisioni prese altrove.

I partiti non ci vogliono o ci vogliono per usarci.

La violenza non mi interessa.

Ai ventenni che mi chiedono, come mi chiedo io, cosa fare per cambiare le cose?, rispondo con una non risposta: andatevene! La risposta che loro chiedono a me non la conosco.

Chiudo con la mail che mio padre, mi ha mandato ieri, a conta chiusa : “Ecco come si governa! B. insegna. Povero parlamento e povera Italia mia.”

La abbraccio,
paola

Fonte: SkyTg24

Pubblicato da: valentina_ersilia | 17 dicembre 2010

Intervento prof. Domenico Fiormonte contro il ddl Gelmini

Pubblicato da: valentina_ersilia | 7 agosto 2010

«Insegnare è imparare due volte»

«C’è un duplice vantaggio nell’insegnare perché, mentre si insegna, si impara»
 Seneca, Lettere a Lucilio (I sec. a.C.)

Pubblicato da: valentina_ersilia | 3 aprile 2010

Il club degli imperatori

Un grande insegnante non ha eventi da consegnare alla storia. La sua vita confluisce in altre vite. Uomini così sono la linfa che alimenta il tessuto intimo delle nostre scuole, sono i più alti sacerdoti custodi di un tempio e continueranno ad essere una fiamma che arde e una forza che darà significato alle nostre vite.

Il valore di un uomo non è determinato da un singolo fallimento né da un solitario successo. Per quanto può inciampare un insegnante è votato a sperare sempre che con lo studio si possa modificare il carattere di un ragazzo e, di conseguenza, il destino di un uomo.

Pubblicato da: valentina_ersilia | 27 febbraio 2010

Socrate e un discepolo povero

[1] Poiché a Socrate offrivano, ciascuno in proporzione alle sue possibilità, molti doni, Eschine, un discepolo povero, gli disse: “Non trovo niente da offrirti che sia degno di te, e per questo soltanto mi rendo conto di essere povero. Perciò, ti dono l’unica cosa che possiedo: me stesso. Ti prego di gradire questo dono, qualunque sia, e pensa che gli altri, pur avendoti donato molto, hanno tenuto per se stessi molto di più”.

[2] E Socrate gli rispose: “E perché il dono che mi hai fatto non dovrebbe essere prezioso, a meno che tu non abbia poca stima di te? Avrò, dunque, cura di restituirti te stesso migliore di come ti ho ricevuto”. Con questo dono Eschine superò la generosità di Alcibiade, che era pari alla sua ricchezza, e quella di tutti i discepoli ricchi.

Seneca, De beneficiis – Libro I parte VIII

Pubblicato da: valentina_ersilia | 23 dicembre 2009

… insegnare

“Non puoi insegnare nulla ad un uomo,
puoi solo aiutarlo a scoprire ciò che ha dentro di se.”

G.Galilei

E un maestro disse:
Parlaci dell’Insegnamento. 
E lui disse:
Nessuno può insegnarvi nulla
se non ciò che già sonnecchia nell’albeggiare della vostra conoscenza.
Il maestro che cammina all’ombra del tempio
tra i discepoli non elargisce la sua sapienza,
ma piuttosto la sua fede e il suo amore.
E se davvero è saggio,
non vi invita ad entrare nella dimora del suo sapere,
ma vi guida alla soglia della vostra mente.

L’astronomo può dirvi ciò che sa degli spazi,
ma non può darvi la sua conoscenza.
Il musico può cantarvi la melodia che è nell’aria,
ma non può darvi l’orecchio che fissa il ritmo,
né l’eco che rimanda il suono.
E colui che è esperto nella scienza dei numeri
può descrivervi il mondo del peso e della misura,
ma oltre non può condurvi.
Poiché la visione di un uomo
non presta le proprie ali a un altro uomo.
E così come ognuno è solo nella conoscenza di Dio,
ugualmente deve in solitudine conoscere Dio
e comprendere la terra.

Pubblicato da: valentina_ersilia | 1 dicembre 2009

Lectio Spe Magistralis.. le prime immagini.

 

http://www.facebook.com/group.php?v=photos&ref=mf&gid=345248175485

Pubblicato da: valentina_ersilia | 30 novembre 2009

Résumé

Let’s start 23 ottobre 2009
Lectio Spe* Magistralis (*Senza Pretesa d’Essere)15 novembre 2009
L’università fra pactum sceleris e autodafé. Altro che democrazia, i baroni governano l’università, e si vede (Domenico Fiormonte)25 novembre 2009
Auguri Professore 29 novembre 2009

 

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